Arte Contemporanea Storia dell'Arte

Mai un nero assoluto. Paesaggi di memoria, tra appropriazione e tutela

Una volta, dentro i calamai e le boccette, l’inchiostro era nero e macchiava tutte le dita, sbavava, colava implacabilmente. Questo inesorabile sporcarsi era il rovescio della medaglia d’una scrittura. Mi sentivo sempre preso tra due neri: quello della materia sporchevole e quello dei segni miracolosamente fuoriusciti dalla magia della penna […] (Alain Badiou, 2016)             

Il ‘nero del senso’ poeticamente estrapolato dal nero della materia si fa portavoce di richiami ed evocazioni profonde. Dialogare con il carbone, il legno bruciato e tessuti accarezzati dalla morsa del tempo, fa dell’arte di Giuseppe Negro un emotivo punto di incontro tra immemorabili istanti di intimità e la memoria collettiva di una terra ricca di tradizioni sentite a fior di pelle. 

Duomo, 2016. Corteccia d’albero e filo di ferro, dimensione ambientale 

L’artista, nato a Catanzaro nel 1974, per mezzo di una metodologia progettuale che fa continuo appello ad una emozionale rilettura del tempo passato, offre allo spettatore la possibilità di percorrere «un paesaggio probabile che può essere assaporato con lo sguardo rivolto al soffitto, disteso sul letto della propria stanza».

È nello sguardo che si costruisce il paesaggio, ed è nella memoria che ha la sua dimora. La sublime immagine di un istante diviene arte e, per questo inevitabile processo di appropriazione dello spazio, l’arte diviene patrimonio. (Gilles Clément, 1997)

Rosone, 2016. Assemblaggio di legno bruciato e ricamo su tela, 18x24x2 cm 

La navata di una chiesa, un cielo colmo di nuvole, che presagiscono un paesaggio innevato, invitano alla Sospensione (2016-18): quel territorio immaginifico da cui è possibile «farsi guidare verso un altrove fenomenico».

La forza delle radici e il viscerale legame con indimenticabili luoghi di memoria rivivono nelle Icone (2016) e nei Paesaggi (2014-17), dove l’artista celebra la sacralità del ricordo; ogni frammento di carbone e legno bruciato concretizza l’immagine di frammenti di vita tanto personale, quanto collettiva.  

Il nero, «mai nero assoluto» dei materiali ancestrali si pone in dialogo con il pubblico, racconta di un passato che si vuole ben distante dalla minaccia di oblio. 

Come direbbe ancora una volta Alain Badiou: «Il nero non è mai stato così luminoso!»

In sospensione, 2016. Assemblaggio di legno bruciato e video, dimensione ambientale 

Riferimenti bibliografici

Badiou A., Lo splendore del nero. Filosofia di un non colore, Ponte alle grazie, Firenze 2017.

Clément G., Breve trattato sull’arte involontaria, Quodlibet, Roma 2019. 

Floriana Savino

Laureatasi con lode in Arti Visive nel febbraio 2020, Floriana Savino alterna il suo interesse per l’espressione artistica alla continua ricerca in ambito architettonico e antropologico-culturale. Tra le sue partecipazioni vi sono mostre ed esposizioni a carattere nazionale e internazionale. Tra le sue pubblicazioni, diversi contributi per "Arkt.Space"; ed inoltre figura in diverse pubblicazioni.

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