Tutti sui social ne parlano. La serie tv del momento che ha catturato l’attenzione di parecchi spettatori prende il nome di SquidGame: il gioco del calamaro.
La scenografia, avvolta da un’inquietante canzone di sottofondo, presenta non pochi riferimenti alla simbologia e all’arte contemporanea, e non solo. Da Escher a Munch, da Labyrinth – Dove tutto è possibile ad Alice nel paese delle meraviglie, il tutto senza tralasciare il simbolismo tipico della tradizione asiatica.
Luci e colori sono un espediente usato dal regista per distinguere il mondo esterno, oscuro e freddo, dalla dimensione del gioco fatta di colori pastello e atmosfere infantili, spesso combinata a scenari che citano direttamente l’arte surrealista.
In un’intervista il regista ha dichiarato di essersi ispirato all’opera Relativity di Escher per costruire le scale in cui si muovono i giocatori: scale che si intrecciano e sembrano sfidare la gravità disorientando i partecipanti e gli spettatori. Stesse scale ispirate anche ad altri film come la serie Harry Potter e Labyrinth.
Persino negli sguardi impauriti dei giocatori troviamo dell’arte allo stato puro: L’urlo di Munch. Ogni sequenza è ricca di riferimenti, occorre avere solo un buon occhio per i dettagli! Ad esempio, nella prova in cui bisogna tagliare delle forme geometriche in una sorta di pasta di zucchero (il Dalgona Candy), si nota la presenza di un simbolo ereditato dall’universo onirico di Magritte: l’ombrello.
Oppure, nella scena dell’incontro segreto tra il Frontman e i VIP ritroviamo un chiaro riferimento al Ballo Surrealista di Dalì a casa della baronessa Marie-Hélène de Rothschild (per gli strani travestimenti e per l’incontro segreto).
Ed ancora, le pareti di colore rosa in uno dei giochi somiglia molto alla Muralla Roja dell’architetto Ricard Bofill una struttura colorata che si trova in Spagna, sulle scogliere della Costa Blanca.
Che dire, il giusto connubio fra arte e gioco, fra ciò che è reale e ciò che non lo è, da non lasciarsi scappare.
Samantha Rita Leonardo, Exhibition Designer e Storica dell’arte, consegue all’Accademia di Belle Arti di Palermo la laurea di II livello in Progettazione degli Allestimenti Museali. Ha al suo attivo la partecipazione a diverse mostre, sia per quanto riguarda la mediazione culturale, sia per la progettazione e la realizzazione delle stesse. I suoi ambiti di attività scientifica e di ricerca, sono indirizzati entrambi verso nuovi orientamenti, museografici e museologici, legati alla disabilità in ambito museale. Scrive per Art-Exhibition di cui è anche co-fondatrice.