Edvard Munch pittore norvegese considerato il maggiore interprete della stagione simbolista degli anni Ottante e Novanta dell’Ottocento, fu un artista dalla produttività inusuale. Al sentimento profondo e malinconico della natura, Munch unì un senso doloroso dell’amore e della morte, in opposizione ai valori borghesi, influenzando grandemente l’espressionismo tedesco.
Durante la sua carriera artistica realizzo diverse opere che, fino a poco tempo fa, non avevano ancora una collocazione definitiva.
È recente l’apertura del nuovo Museo dedicato all’artista a Oslo, città natale a cui Edvard Munch lasciò in eredita, nel lontano 1944, molte delle sue opere.
Immerso nel vivace quartiere di Bjorvika e affacciato sulle acque del fiordo il MUNCH Museum, un’architettura all’avanguardia progettata dallo studio di architettura spagnolo Estudio Herreros, accoglie e restituisce in chiave contemporanea l’eredità dell’artista.
Il Munch Museum non è solo una struttura per salvaguardare ed esporre un patrimonio fondamentale della storia e della cultura norvegese, ma costituisce un’occasione unica per sviluppare un nuovo concetto di Museo contemporaneo, nutrito da un ruolo urbano e da una responsabilità storica altamente significativa come elemento coeso della comunità, non solo di Oslo, ma anche dell’intera nazione.
La struttura, quasi un totem – una massa compatta e slanciata, si inserisce in un’ampia fase di rinnovamento e riqualificazione urbana del paese nordico, che ha interessato tutta la zona ex-portuale di Oslo.
Il suo percorso ascendente collega lo spazio pubblico coperto del foyer, che ospita usi ricreativi, commerciali, culturali e di ristorazione, con le terrazze e l’osservatorio che, parallelamente alla scoperta delle opere di Edvard Munch, offrono visibilità ai diversi strati storici della città.
Questo gesto di concepire il sistema di comunicazione verticale come uno spazio pubblico e punto di osservazione ascendente è l’essenza del carattere eterodosso generato dallo sviluppo verticale di un Museo. Tale itinerario offre ai visitatori la possibilità di scoprire altre tipologie di strutture, dalle zone ricettive, agli uffici amministrativi, alla biblioteca di ricerca e al dipartimento didattico, i quali denotano una complessità programmatica che va ben oltre l’idea convenzionale di Museo, come un insieme di spazi espositivi da visitare e una serie di dipendenze invisibili da cui l’istituzione è gestita.
L’edificio è scupolosamente impegnato nel risparmio energetico e nel rispetto dell’ambiente, attraverso un concetto olistico in cui struttura, sistemi di ventilazione e costruzione collaborano tra loro secondo il concetto di Casa Passiva.
Le facciate, rifinite in alluminio traforato e con diversi gradi di trasparenze, danno luogo a una percezione enigmatica ed evanescente dell’edificio il quale reagisce ai lievi stimoli generati dal clima di Oslo, creando così immagini molto diverse tra loro a seconda dell’ora del giorno.
Il Munch Museum possiede circa 26.700 opere, realizzate dall’artista – Edvard Munch – tra il 1873 e il 1944, tra cui figurano Madonna e le varie versioni dell’Urlo.
L’allestimento è suddiviso in sezioni, tra queste: Infinito, che raccoglie alcune delle sue tematiche principali; Monumentale, che raccoglie le tele di grandi dimensioni; e Shadows, un’esperienza interattiva, incentrata sulla vita dell’artista, che vanta anche alcuni dei suoi effetti personali.
All’esposizione permanente viene affiancata quella temporanea, a rotazione, come The Loneliness of the Soul, un’esposizione che mette Edvard Munch in dialogo con Tracey Emin, in mostra fino a gennaio 2022.
Successivamente, da febbraio a maggio 2022, The Savage Eye che metterà a confronto Munch con i grandi artisti legati all’area del Simbolismo come Paul Gauguin, Auguste Rodin e Odilon Redon, in nome della forza dell’inconscio che preannunciano l’avvento del movimento Surrealista.
In definitiva il Museo, che rientra perfettamente nei canoni della museologia e della museografia contemporanea, si presenta come un dinamico centro di cultura contemporanea per un pubblico eterogeneo e con una programmazione vasta, diventando il principale punto di attrazione e restituendo, attraverso la cultura, vigore all’originario porto vichingo che diede origine alla città.
Il Museo, di fatto, rientra nella nuova generazione di musei che, in tutto il mondo, “stanno ridefinendo le istituzioni culturali e superando il concetto di archivio storico per diventare luoghi di aggregazione sociale, dove tutti possono incontrarsi e scoprire qualcosa di nuovo”.
Paolo Rotolo, Exhibition Designer e Storico dell’Arte consegue all’Accademia di Belle Arti di Palermo la laurea di II livello in Progettazione degli Allestimenti Museali. Il suo ambito di attività scientifica e di ricerca progettuale, sono indirizzati entrambi verso i nuovi orientamenti e le linee di ricerca emergenti nel campo della Museologia e della Museografia contemporanea. Ha al suo attivo la partecipazione alla realizzazione dell’allestimento di diverse mostre; ha in corso la pubblicazione del saggio scientifico dal titolo, L’Accademia di Belle Arti di Palermo e le sue collezioni. Progetto di allestimento museografico, edito da Aracne editrice; e l’articolo scientifico sul Nuovo allestimento del Museo Archeologico “Antonio Salinas” di Palermo nella rivista Nuova Museologia diretta da Giovanni Pinna. Infine ha pubblicato diversi articoli per Art-Exhibition, di cui è anche fondatore.